mercoledì 25 novembre 2009

Il mio Oste è un uomo unico

Parafrasando la canzone di Rino Gaetano, sentita domenica scorsa, questo vuole essere un piccolo pensiero per l'Oste, per ringraziarlo di essere così onnipresente nella mia stralunata esistenza :D

lunedì 16 novembre 2009

Dei delitti e delle pene.

Sono perplessa nel constatare quanto sia difficile gioire della felicità altrui. Di fronte ad una persona che fa trasparire la propria serenità attraverso i suoi gesti quotidiani, i suoi discorsi, il suo modo di porsi, credo che la sola reazione possibile ed accettabile debba essere senza dubbio positiva. E invece mi accorgo con amarezza che non sempre è così. C’è la tendenza a guardare con sospetto, scherno, derisione, incredulità chi manifesta apertamente la propria spensieratezza o joie de vivre se vogliamo, sprecando tempo ad emettere giudizi personali facendoli passare per opinioni obiettive. Il paradosso a mio parere sta nel fatto che le stesse persone si ritengono magnanime, educate, sensibili e lo sottolineano con gesti caritatevoli quali la donazione via sms di qualche euro per la recente tragedia dell’Abruzzo, ad esempio. Ma dimenticano di prestare la stessa attenzione nei confronti di chi li stima e ha fiducia in loro, venendone ferito e tradito dal loro comportamento. Mi chiedo: ma se lo scopo di questa nostra esistenza consiste nell’essere felici e nel ricercare la felicità ovunque essa si trovi perché si fa di tutto per mantenere questo clima di negatività? Forse il motivo risiede nella convinzione inconscia che la felicità per alcuni è un obbiettivo talmente lontano ed irraggiungibile che provano fastidio se qualcuno la ostenta. Forse molti di loro non riescono a sopportare troppa felicità, convinti di non meritarla. Questo perché siamo stati programmati (si lo so, fa molto “1984 di George Orwell”, libro meraviglioso) con la convinzione sbagliata che possiamo ottenere nella vita ciò che desideriamo resistendo o combattendo quello che NON vogliamo. Di conseguenza quello da cui ci si difende e che si cerca di evitare diventerà realtà.
A queste persone io vorrei porre due semplici domande: qual è il delitto che ho commesso? E in cosa consiste la mia punizione?
Io ho semplicemente deciso, da un giorno all’altro, di amarmi ed accettarmi ora, nel presente, non ponendomi limiti, seguendo il mio istinto e non lasciandomi condizionare da idee preconcette, convinzioni o giudizi altrui, allontanando da me tutto ciò che non mi rende appagata a fine giornata, circondandomi esclusivamente di persone che mi trasmettono segnali positivi. Non voglio ritrovarmi far qualche anno ad avere rimpianti, rimorsi, lo sguardo spento di chi ha vissuto la vita di altri e non la sua.
Come diceva Socrate: “Chi non è contento di ciò che ha, non sarà contento di ciò che avrà.”

lunedì 2 novembre 2009

Carmen è tornata. Viva Carmen.

Finalmente è tornata la Cantantessa. A me personalmente è mancata.

Tratto da Libero News:

C’è la Sicilia bella e quella brutta, c’è il dolore trasformato in gioia, c’è la denuncia contro la pedofilia, c’è l’amore visto dagli occhi di una prostituta, ci sono sofferenze profonde e personali. Ma soprattuto ci sono la musica e l’inconfondibile voce della cantantessa Carmen Consoli. Il risultato è Elettra, un album da brivido che i fan dell’artista aspettavano con trepidazione dopo tre anni di “silenzio”. Silenzio tra virgolette perché nel frattempo lei di cose ne ha fatte, e parecchie, come racconta: «Sono stata perennemente in tour. Che per me è un laboratorio, perché è come se suonando continuassi a studiare. Poi mi sono occupata della direzione artistica dell’Etna Festival. E nel frattempo ho continuato a scrivere. Giro sempre con un quattro piste. Se la sera faccio un sogno, un pensiero, lo registro già in musica».Ha girato, e parecchio: in Europa e in America: « Piccole cose - dice lei - fatte col sogno di poter crescere a poco a poco. Poi è arrivato il momento di scegliere i dieci brani più rappresentativi, selezionarli e registrarli». Elettra non si può che definire un miracolo, spiega: «Sono riuscita a trasformare un evento molto doloroso come la morte di mio padre in qualcosa di creativo, quasi una gioia. Questo disco per me è stato una medicina. “Mandaci una cartolina” è una canzone che ho scritto quando se n'è andato. Non avevo intenzione di scrivere un brano su di lui, non mi piace l’autocompiacimento del dolore, non mi appartiene. Quello che canto è il modo in cui vedeva la società e la vita, la sua ironia, il suo modo di sdrammatizzare, anche la morte. Diceva: "Quando muoio vi mando una cartolina!". Perciò dico che questo disco ha trasformato il veleno in medicina. Non la venderò mai la mia musica, perché ho capito che è molto più importante del fatto stesso di vendere i dischi: la musica mi salva. È un regalo ricevuto da lui, che era musicista, veramente prezioso».Carmen soffre, Carmen si evolve, Carmen cambia ma rimane fedele a se stessa. Il sound è lo stesso di Eva contro Eva, che ha tracciato una linea che intende continuare seguire. Si sente l’impronta di Franco Battiato: «Subisco piacevolmente l’influenza di questa persona magnifica. Ho scritto una canzone al 50% con lui ("Marie ti amiamo", ndr), di questa cosa sono fierissima».L’aria che si respira è quella della Sicilia: «Ho vissuto una Sicilia generosa. Vivo in una casa tra l’Etna e il mare, e per me la convivenza di questi due elementi è una cosa fenomenale. Sebbene sia a conoscenza delle piaghe della mia terra io in Sicilia sono dinamica, e sono felice. I siciliani risolvono i problemi in modo creativo, sono abituati ad arrangiarsi. Un’altra cosa, che spero di avere ereditato, è la passione. Il siciliano è come un leone, che abbia davanti una preda grande o una piccola, ci mette la stessa forza. Questi sono i siciliani che mi hanno circondato e con le quali sono cresciuta, alcuni dei quali fanno parte della mia band». Sono le donne vere protagoniste: la ragazza che subisce la violenza da un parente ("Mio zio", ndr). E cerca di reagire, anche se ha tutti contro: «Quando l’uomo muore esprime tutto il suo disprezzo andando al funerale mettendosi il rossetto rosso e vestendosi sexy sotto il soprabito. Non può cambiare le cose perché non è creduta dalla sua famiglia, ma fa quello che può». C’è la prostituta innamorata del cliente: «Ma Elettra non è Pretty Woman, non aspetta il cliente per essere salvata. È lei che propone a lui di liberarsi dalla morte dell’abitudine. L’abitudine è un male assoluto in questo secolo. Non le buone abitudini, ma il ristagnare che preclude l’evoluzione, l’apatia totale». Elettra e le bottane, con la "b": «Attenzione, c’è differenza: la buttana ti fa anche ridere, perché la b ammorbidisce tutto. La puttana è dispregiativo… Il problema è che prima le bottane restavano bottane, facevano qualche filmetto, restavano nel mondo dello spettacolo, e oggi invece (traete voi le conclusioni, ndr)… Bottane con la b, perché qui non dobbiamo mai chiamare le cose col loro nome. O bottane o escort». «Vorrei più dignità per le donne - denuncia - che non vuol dire dar loro posti di potere, ma vestirle, far capire che sono belle senza la necessità di avvilire il corpo. C’è poco da fare: una donna con la premiata latteria di fuori, anche se ha il capezzolo coperto, è volgare. Purtroppo c’è una generazione di mamme che insegna alle figlie a ottenere il successo usando le proprie grazie».I talent show? Segue X Factor, che le piace, mentre Amici le fa paura, e se fosse una madre vieterebbe a suo figlio di vederlo: «Mi fa simpatia Morgan, mi fa ridere ed è intelligente. X-Factor mostra gli artisti a tutto tondo. È una trasmissione meno “piangiulina” rispetto ad Amici. Io sono molto pacifica, m’inquieta, mi mette a disagio… questi giovani buttati lì e abituati a essere aggressivi, come se fare parte di questo mondo significasse necessariamente rispondere male a chi ti aggredisce. La trovo una cosa molto violenta, neppure L’esorcista mi spaventa così tanto. Si allevano le persone alla diatriba e allo scontro verbale. Sono poco propensa alle polemiche, il conflitto m’inquieta, mi viene la tachicardia. Se io fossi andata dalle De Filippi non ce l’avrei fatta, mi sarei messa a piangere, magari nella paura e nel difendermi avrei tirato fuori una brutta parte di me. Educhiamoci a essere pacifici a manifestare le nostre idee non solo nel piacere di umiliare un ragazzino che in quel momento si gioca tutto. Nonostante ciò li ammiro molto quelli che sono usciti da là. Sono “avvocati”, rampanti… io non ce l’ho questa forza. Ma ripeto, il problema è mio, non della De Filippi. Lo trovo poco educativo, a mio figlio non lo farei vedere. Certo, Amici è un modo di distribuire la musica, ma rischia di diventare l’unico modo. Sarebbe meglio se ci potesse essere anche dell'altro, come i live, i locali dove si suona. E invece no, sembrano poter esistere solo i talent. E questo non è democratico».

Come si fa a non condividere il suo pensiero? :D